GIULIETTO CHI?

chiesa

Da quando le frequentazioni fasciste del giornalista Giulietto Chiesa sono state denunciate dalla rivista on line “Contropiano”, giornale della Rete dei Comunisti, il vecchio corrispondente da Mosca dell’Unità sembra scomparso dalle iniziative e persino dalle menti di molti che, fino al giorno prima, lo consideravano una sorta di vate dell’antimperialismo e della controinformazione.
“Giulietto chi?”, sembra chiedano, precipitando da un pero di notevole altezza, tanti esponenti della sinistra antagonista, antimperialista, eccetera, eccetera. Eppure, è trascorso meno di un anno da quando certa sinistra rispondeva come un sol’uomo all’appello lanciato personalmente da Chiesa per una manifestazione a Roma, davanti all’ambasciata ucraina, “contro la distorsione dei media europei sugli eventi in corso in Ucraina”, come scriveva un’agenzia specializzata nella propaganda filorussa (http://it.sputniknews.com/italian.ruvr.ru/news/2014_05_18/A-Roma-centinaia-di-manifestanti-contro-le-menzogne-dei-media-sullUcraina-7618). Numericamente, quella manifestazione risultò ben poco partecipata, un centinaio di persone in tutto, ma è interessante ricordare quelli che vi aderirono ufficialmente.
Secondo la cronaca entusiasta del sito ufficiale del PCdI (allora, ancora PdCI), curata dall’ex parlamentare Fosco Giannini, alla manifestazione “antifascista” avevano aderito il PdCI, il PRC, la Rete dei Comunisti e l’ “Alternativa” di Giulietto Chiesa, a seguito di un appello “firmato da un’importante parte dei dirigenti e degli intellettuali comunisti e di sinistra italiani e da esponenti dei movimenti di lotta e di forze sindacali: da Chiesa stesso a Valentino Parlato, dal segretario nazionale del PdCI, Cesare Procaccini, al segretario del PRC, Paolo Ferrero; dal filosofo Domenico Losurdo allo storico Angelo d’Orsi, da Oliviero Diliberto a Mariella Cao, da Claudio Grassi a Giampaolo Patta, da Fausto Sorini a Fabio Amato, da Sergio Cararo a Bruno Steri, da Mauro Gemma a Flavio Pettinari”. Fisicamente, davanti all’ambasciata ucraina – protetta, secondo Giannini, da uno schieramento poliziesco definito “imponente” e “temibile” – si ritrovano “Giulietto Chiesa, Bruno Steri, Giovanni Russo Spena, Sergio Cararo, Marco Santopadre, Marco Ferrando, il segretario regionale del PdCI, Luca Battisti, Maurizio Musolino, Alessandro Hobel, Luigi Marino e tanti e tanti altri”. Non manca “un gruppo di compagne ucraine”, in realtà russe, che ritroveremo, nelle settimane e  nei mesi successivi, nelle iniziative promosse da movimenti di estrema destra – Stato e Potenza, Millennium, Movimento Sociale Europeo, anche sotto la sigla del “Coordinamento Solidale con il Donbass” – a sostegno delle repubbliche secessioniste del Donbass e della Russia di Putin. Nel suo resoconto, Giannini si compiace del fatto che “In piazza vi sono le televisioni nazionali russe: sono intervistati, e rispondono in lingua russa, Giulietto Chiesa e Luigi Marino”.
Ma l’elenco dei vecchi amici di Giulietto Chiesa è molto più lungo: fra i firmatari del suo appello per la manifestazione “antifascista” figurano anche il giuslavorista Piegiovanni Alleva, l’esponente “No MUOS” Antonio Mazzeo, Giampaolo Patta (CGIL nazionale), il giornalista del Manifesto Manlio Dinucci, l’economista Vladimiro Giacchè, il fisico Angelo Baracca, lo storico di orientamento (molto) conservatore Franco Cardini, il giurista Fabio Marcelli, lo storico Andrea Catone, l’attivista palestinese Bassam Saleh e molti altri. Per lungo tempo, poi, Chiesa è stato un importante punto di riferimento per gruppi ed organizzazioni antimperialisti, dal collettivo Militant alla Banda Bassotti, band musicale politicizzata che ha promosso una carovana di aiuti umanitari per le popolazioni del Donbass, fino alla Rete No War, senza dimenticare la stessa Rete dei Comunisti. Infine, Chiesa dispone di un blog personale sulla piattaforma del quotidiano “Il Fatto”.
Dopo la denuncia politica di “Contropiano”, Giulietto Chiesa è letteralmente scomparso dalle comunicazioni e dalle iniziative dei gruppi citati, i quali, peraltro, non hanno espresso nemmeno una parola di commento. In altre parole, mentre Contropiano e la Rete dei Comunisti hanno nettamente e pubblicamente preso le distanze dalle frequentazioni fasciste del giornalista, tutti i suoi ex amici si sono limitati a non parlarne più… appunto, Giulietto chi?

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Per la verità, una voce in difesa di Chiesa si è levata, e proprio da parte di un esponente della Rete No War, vicinissima alla Rete dei Comunisti: la voce è quella del napoletano Francesco Santoianni, il quale ha pubblicato sul suo blog un articolo in cui definisce “stupida” la contestazione al leghista Salvini promossa alla fine di febbraio dai movimenti romani, riproponendo alcune tesi sull’immigrazione non dissimili da quelle della destra estrema. Non è una novità, poiché altri esponenti di “sinistra” hanno avanzato discorsi simili, a partire dall’ex parlamentare Marco Rizzo, che, come Santoianni, vede l’immigrazione come una manovra del capitalismo per colpire i diritti dei lavoratori autoctoni. Coerentemente con questa visione delirante, Santoianni si rammarica del fatto che Giulietto Chiesa sia stato emarginato, perché  “reo” di dialogare con la Lega e con il Movimento cinque stelle. A parte il fatto che con la Lega Chiesa si è spinto ben oltre un semplice dialogo, Santoianni finge di non sapere che la Rete dei Comunisti non ha preso le distanze da Chiesa per il suo dialogo con il Movimento 5 Stelle, ma per le sue frequentazioni con arcinoti estremisti di destra, come Gabriele Adinolfi, “Condannato per reati associativi ed ideologici sia per le attività di Terza Posizione che dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), in relazione anche alla Strage di Bologna”, o altri, sempre indicati da Contropiano, come Alfonso Piscitelli, Marcello Berera e Jacopo Trionfera. A questo punto, sarebbe bene che la Rete dei Comunisti prendesse apertamente e pubblicamente le distanze anche dai balordi come Santoianni e la sua Rete No War.

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Il velo di silenzio calato su Giulietto Chiesa da parte dei suoi ex amici non può essere spiegato solo con l’italica propensione allo scaricabarile, il vero sport nazionale del nostro Paese. La verità è che quelli che fino a ieri si beavano della presenza di Chiesa alle loro iniziative, considerandolo un’autorevole conferma alle proprie tesi politiche, oggi non possono ammettere che il problema è rappresentato proprio da quelle tesi politiche, così simili a quelle dell’estrema destra, apertamente fascista o rossobruna che sia. Una visione basata esclusivamente su considerazioni di carattere “geopolitico”, corroborata da un antiamericanismo viscerale che annebbia la vista e porta dritto in braccio al nemico del mio nemico, vero o apparente, senza distinzioni fra i percorsi di liberazione dei Paesi latinoamericani e le dittature più o meno naziste, da quella siriana a quella nordcoreana, guardando con un occhi amorevoli il neozarismo di Putin e la teocrazia sciita iraniana. Il fatto che si tratti degli stessi idola di cui si nutre l’immaginario dell’estrema destra “terzoposizionista” e/o eurasiatista, non sembra provocare grandi imbarazzi a questi sedicenti marxisti, salvo quando il gioco diventa troppo scoperto… in quest’ultimo caso, appunto, Giulietto chi?
A conti fatti, quello che sta apparendo sempre più chiaro è il paradigma del “nuovo fascismo”, paradossalmente di derivazione chiaramente fascista, che sostiene la tesi che il fascismo del XX secolo sia un fatto che appartiene alla storia, mentre il fascismo attuale, quello vero e da combattere, siano l’imperialismo statunitense e la N.A.T.O. Paradigma in straordinaria sintonia con la distorsione del concetto stesso di antifascismo vigente – non da oggi – in Russia, in base alla quale “fascista” è chi attenta alla sovranità ed integrità della Russia, dunque “antifascista” è chiunque vi si opponga.

Conseguentemente, i nemici dell’imperialismo U.S.A. e della NA.T.O. non possono essere definiti fascisti, nemmeno se sono dittatori nazisti o se sono xenofobi e razzisti. Anzi, il nemico è rappresentato da quella sinistra, meglio se “radicale”, che sostiene le lotte di liberazione dei popoli, i diritti umani, i diritti civili, la solidarietà con i migranti e addirittura la libertà degli orientamenti sessuali. Un notevole contributo a tanta mistificazione ideologica in Italia lo hanno dato anche autorevoli intellettuali un tempo marxisti, come la buonanima di Costanzo Preve, ma, soprattutto, la vulgata rozzamente “antimperialista” propagandata da gruppi ed organizzazioni, tutte di derivazione ideologica più o meno stalinista. In base a questa vulgata, le rivoluzioni arabe sono state   bollate nel loro insieme come il frutto avvelenato di un enorme complotto imperialista, teso a ridisegnare un nuovo ordine nel Vicino Oriente, scardinando le vecchie entità statali e, naturalmente, la guerra nel Donbass è uno scontro fra un popolo in lotta per l’autodeterminazione ed i “nazisti ucraini”. Resterebbero da spiegare alcuni punti oscuri, come il motivo per cui gli U.S.A. avrebbero brigato per defenestrare i vecchi e sicuri alleati, come i dittatori Ben Ali e Mubarak, per aprire un Vaso di Pandora dagli esiti assolutamente incerti, o come l’armamento pesante a disposizione dei “guerriglieri” del Donbass: carri armati di ultima generazione, autoblindo, artiglieria, batterie missilistiche… non risulta che la resistenza palestinese o quella curda dispongano di un simile arsenale.

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In ogni caso, la tardiva “scomunica” della Rete dei Comunisti e l’imbarazzato silenzio di tanti ex ammiratori non sembrano aver creato molti problemi al vecchio corrispondente da Mosca dell’Unità. Nonostante continui a presenziare ad iniziative promosse da varie organizzazioni di destra, l’appello promosso da Chiesa per l’uscita dell’Italia dalla NATO sta raccogliendo i sostegni di sempre, anche prestigiosi. Certo, per raggiungere l’ambizioso obiettivo del milione di firme indicato da Chiesa (nel momento in cui scrivo, ne mancano ancora più di 997.000), servirà una robusta mobilitazione che vada “oltre”… una spintarella leghista potrebbe essere di aiuto.

 

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