LA CAVERNA DELLA SINISTRA

 

 

 Platone, Repubblica, Libro VII

(…) immagina degli uomini in un’abitazione sotterranea a forma di caverna la cui entrata, aperta alla luce, si estende per tutta la lunghezza della
facciata; son lì da bambini, le gambe e il collo legati da catene in modo che non possano lasciare il posto in cui sono, né guardare in
altra direzione che davanti, perché le catene impediscono loro di girare la testa; la luce di un fuoco acceso da lontano ad una certa
altezza brilla alle loro spalle; tra il fuoco e i prigionieri corre una strada elevata lungo la quale c’è un piccolo muro, simile a quei teli
che i burattinai drizzano tra loro e il pubblico e al di sopra dei quali fanno vedere i personaggi dello spettacolo.”
“Vedo, disse.”
“Immagina adesso che lungo questo piccolo muro degli uomini portino utensili di ogni tipo al di sopra dell’altezza del muro e
statuette di uomini e di animali, in pietra, in legno, di tantissime forme; e naturalmente immagina che alcuni di questi uomini parlino
tra loro ed altri stiano in silenzio.”
“Il tuo è un racconto proprio strano e parli di strani prigionieri, disse.”
“Eppure ci somigliano, risposi. Tu pensi infatti che in questa strana situazione abbiano visto di se stessi e dei loro vicini altro che le
ombre proiettate dal fuoco sulla parete della caverna che hanno di fronte?”
“E come potrebbe essere diversamente, se sono obbligati per tutta la loro vita a stare con la testa immobile?”
“E degli oggetti che passano non sarà forse lo stesso?”
“E certo.”
“E allora se potessero dialogare tra loro non pensi che nominando le ombre che essi vedono crederebbero di stare parlando degli
oggetti reali stessi?”
“Certamente.”
“E se vi fosse un’eco che rinvia i suoni al fondo della prigione tutte le volte che uno dei passanti parla, non credi che attribuirebbero
questa voce alle ombre che vedono sfilare?”
“Sì, per Zeus!”
“E non c’è dubbio, riprese, che agli occhi di queste persone la realtà non sarebbe fatta altro che dalle ombre degli oggetti al di là del
muro.”
“Sarebbe così per forza.”

Le scarse mobilitazioni in Italia – ma non solo – in risposta al massacro del 30 marzo nella Striscia di Gaza hanno segnato, probabilmente, il punto più basso toccato da quello che, non molti anni fa, era un movimento in grado di portare in piazza decine di migliaia di persone e di partecipare da protagonista ad imprese internazionali, come le iniziative della Freedom Flotilla. Oggi, dopo l’assassinio a sangue freddo da parte dell’esercito israeliano di decine di Palestinesi e il ferimento di altre centinaia, non ci sono state reazioni significative, come, del resto, avviene da molto tempo. Sono anni, infatti, che le manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese raccolgono a malapena qualche decina di attivisti, più o meno sempre gli stessi, senza mostrare la benché minima capacità di interessamento dell’opinione pubblica e, meno che mai, di incidere sull’agenda delle forze politiche italiane. Direi che sia arrivato il momento di aprire una riflessione profonda sui motivi di questa débâcle, che nessun amico della causa palestinese e della pace con giustizia può pensare di nascondere. Questo intervento è da intendersi come il contributo di un antico amico della Palestina, non ancora abbastanza vecchio per cedere alla rassegnazione.

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Alcuni giorni fa, lo scrittore Roberto Saviano è stato protagonista di un toccante monologo televisivo dedicato alle vittime dell’assedio portato dal regime di Assad e dai suoi alleati/padroni russi e iraniani all’enclave della Ghouta orientale, alla periferia di Damasco, una delle ultime sacche di resistenza dell’opposizione armata. L’intervento di Saviano è stato ineccepibile da tutti i punti di vista, dalla sottolineatura del fatto che le vittime dei bombardamenti indiscriminati non fossero “terroristi”, ma civili inermi, in gran parte bambini, fino all’evidenziazione del ruolo nefasto svolto da quelle forze che, nei fatti, portano avanti nel nostro Paese una costante disinformazione su quello che avviene in Siria ormai da più di sette anni. Queste forze – principalmente di destra e di estrema destra, ma anche “di sinistra” – presentano il regime del clan Assad come un campione della lotta al terrorismo, come il “male minore” a fronte dell’insorgenza islamista o, addirittura, come il campione della laicità e del contrasto ai piani espansionistici della N.A.T.O., di Israele, delle petromonarchie arabe, della Turchia di Erdogan, ecc. Nei giorni successivi, sono piovute su Saviano le critiche di molti che facevano notare come da parte dello scrittore non si fosse mai manifestata la minima empatia nei confronti delle vittime di altre sopraffazioni, come i Palestinesi. Critiche a cui non posso che associarmi, ma con un’osservazione doverosa: gli stessi critici di Saviano per la sua selettiva solidarietà verso i Siriani vittime di Assad propongono a loro volta una solidarietà, altrettanto selettiva verso i Palestinesi vittime dell’occupazione israeliana. Una solidarietà talmente selettiva da averli portati a tacere per anni verso la persecuzione messa in atto dallo stesso regime siriano verso i rifugiati palestinesi di Yarmouk e degli altri campi in Siria, la cui colpa, evidentemente, è quella di non essere perseguitati dalla malefica entità sionista, ma da un regime laico, antimperialista, persino socialista. Insomma, dal punto di vista dell’onestà intellettuale, i Saviano, gli Erri De Luca e quelli che definisco “Propal” sono due facce della stessa medaglia.

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Dopo anni di stragi di Stato e guerra civile in Siria, di feroce repressione in Egitto, di guerra sporca nello Yemen, con il Vicino Oriente nel suo complesso divenuto teatro di una guerra mondiale combattuta in parte per procura e in parte in prima persona da parte di potenze globali e regionali sulla pelle dei popoli, è possibile schematizzare due elementi che riguardano direttamente lo stato del dibattito politico in quella che, faticosamente, definiamo ancora “sinistra” in Italia, vale a dire quella mini-galassia formata da piccoli partiti residuali (tutti, a vario titolo definentesi “comunisti”), associazioni, comitati e movimenti di lotta locali, associazioni, centri sociali e sindacati di base.
Il primo elemento è lo smarrimento di qualsiasi riferimento ideologico nell’analisi degli eventi internazionali e la sua riduzione ad una visione esclusivamente “geopolitica”, dove si dibatte – in genere, senza averne la minima competenza – sulle strategie dell’imperialismo occidentale e di quello che viene ritenuto il suo elemento di contrasto, identificato con la Russia, la Cina e, di volta in volta, altri governi non subordinati a Washington, come quello venezuelano o quello iraniano. Il tutto, senza andare molto per il sottile nella definizione dei caratteri di questi governi: non ha importanza che si tratti di regimi evidentemente fascisti, come quello siriano, autoritari e aggressivi, come quello di Putin, di teocrazie come quella degli ayatollah o di tentativi socialisti (più o meno brillanti) come quello venezuelano. La sola cosa che conti è che questi regimi siano avversari – veri o presunti – dell’imperialismo occidentale, nordamericano ed europeo. E’ del tutto evidente come in questo schema, che si può definire “neocampista”, i popoli che hanno la disgrazia di essere oppressi da uno di questi regimi diventino, automaticamente e in blocco, servi dell’imperialismo tout court: i Siriani che si rivoltano contro il regime del clan Assad sono tutti jihadisti tagliagole, gli Ucraini che si scrollano di dosso la corruzione e l’autoritarismo del regime filo-russo sono tutti nazisti, i Venezuelani tormentati dalle difficoltà e dagli errori del regime di Maduro sono tutti contras al soldo della C.I.A. Ovviamente, queste moltitudini non meritano alcuna solidarietà, nella migliore delle ipotesi si tratta di gente che si fa strumentalizzare, incapace di comprendere persino quale sia il proprio vero interesse… quanto questo “bipolarismo” sia profondamente intriso di razzismo suprematista, lo può capire chiunque, come chiunque può capire quanto sia speculare a quello dei Saviano e dei De Luca, che considerano i Palestinesi indegni di reclamare i propri diritti nei confronti di un popolo eletto.

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Il secondo elemento è diretta conseguenza del primo: la povertà e l’arretratezza culturale, prima ancora che politica, che caratterizzano il ceto politico di questa sinistra residuale si traducono, inevitabilmente, nella non credibilità della sua proposta politica, anche quando si mostra animata delle migliori intenzioni, come nel caso del progetto di “Potere al Popolo”. Una sinistra che sopravvive imprigionata nella sua caverna, con lo sguardo fisso sulle immagini proiettate sul muro e le spalle rivolte alla realtà. Il risultato di queste povertà e arretratezza è l’irrilevanza in cui è venuta a trovarsi, irrilevanza manifestata – anche – dall’inconsistenza delle mobilitazioni in solidarietà con il popolo palestinese, per il semplice fatto che, se non sei credibile per il tuo livello culturale e l’aderenza alla realtà della tua analisi, non puoi pretendere che qualcuno ti dia ascolto.
Viviamo un’epoca in cui l’informazione viaggia e si diffonde in molti modi, generando contezza degli eventi aldilà di manipolazioni sempre possibili, ma molto più difficili da realizzare anche solo rispetto a qualche anno fa. Un esempio di questa realtà è ricavabile dalla vicenda delle “fosse comuni di Gheddafi”, presentate come tali dalla stampa mainstream, costretta a smentire sé stessa nel giro di poche ore, di fronte alle informazioni fornite via web da decine di citizen journalists presenti sul posto, che mostrarono al mondo la verità: un normale cimitero cittadino. Eppure, chi vive nella caverna delle antiche certezze bipolari non trova contraddizione fra l’aver gioito per il lavoro dei bloggers in Libia e il gettare fango e discredito sui bloggers siriani che hanno mostrato i crimini del regime di Assad. Analogamente, la sinistra cavernicola non prova disagio alcuno nell’accusare di complicità con l’imperialismo le agenzie umanitarie, come Amnesty International, quando denunciano le nefandezze del regime di Damasco o del governo venezuelano, dopo averle esaltate in occasione delle loro denunce dei crimini israeliani o turchi. Uno strabismo che non sfugge a chi vive il proprio tempo fuori dalle caverne, nel mondo reale.

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Naturalmente, per comprendere e affrontare questa situazione, va detto che esistono anche cause, per così dire, endogene, nel senso che è la stessa politica palestinese a non essere di aiuto, come quella dell’opposizione siriana, del resto. Comprensibilmente, sarebbe più facile aggregare solidarietà nei confronti di un movimento di liberazione dai caratteri chiari e definiti, piuttosto che di fronte ad un quadro di frammentazione delle opzioni politiche che rende pressoché impossibile uno schieramento convinto, perché è veramente difficile pensare di ignorare che quella che era la più forte formazione palestinese, Fatah, almeno dalla scomparsa di Arafat non è altro che la stampella dell’occupazione, così come non si può pretendere che persone laiche e progressiste si entusiasmino per Hamas o qualche altra fazione religiosa. Per quanto riguarda la sinistra palestinese, non fa certo una bella figura, quando manifesta con le bandiere della dittatura siriana o della teocrazia iraniana. Al tempo stesso, non è semplice trasformare in solidarietà attiva con il popolo siriano il generale sdegno verso il regime nazista di Damasco, in presenza di un’opposizione pesantemente influenzata dall’integralismo religioso, variamente declinato, e comunque incapace di proporsi come soggetto politico coordinato.
Chi segue queste vicende con passione e con spirito libero, d’altra parte, sa che – in Palestina, come in Siria, come in Egitto – esistono movimenti della società civile estremamente avanzati, nonostante le enormi difficoltà che sono chiamati ad affrontare. Organizzazioni delle donne, dei giornalisti, dei giovani, dei lavoratori, degli attivisti per i diritti umani, insomma uno spettro ampissimo di impegno e ricchissimo di potenzialità, una realtà cui, purtroppo, quasi non rivolgiamo lo sguardo, stregati dalla spettacolarità della guerra e dei vari terrorismi. Un sano spirito internazionalista dovrebbe misurarsi nel rapporto con questa ricchezza sociale e culturale, probabilmente la sola speranza per un futuro Vicino Oriente libero da dittature e ingerenze, in grado di produrre da solo gli anticorpi verso fanatismo e integralismo.

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Se c’è una proposta che mi sento di sottoporre all’attenzione di chi continua a coltivare l’amicizia e la solidarietà verso il popolo palestinese e gli altri popoli del Vicino Oriente, è quella di smarcarsi tanto dalla solidarietà selettiva, quanto da vecchie visioni mitologiche, quelle – per intenderci – che impediscono di comprendere la reale natura delle forze in campo e portano a considerare interlocutori personaggi e organizzazioni che non solo hanno fatto il loro tempo, ma ormai possono essere considerati come degli ostacoli per ogni percorso di liberazione. So bene che è molto più facile rapportarsi con il “palestinese di professione”, rappresentante di un’organizzazione conosciuta e magari residente in Italia da mezzo secolo, piuttosto che andare a cercare contatti con realtà meno strutturate politicamente e, talvolta, di non semplice identificazione, ma penso che la strada da percorrere sia questa. Del resto, è la stessa strada che ha fatto in tempo ad indicarci, prima del suo assassinio, Vittorio Arrigoni, quando non si limitava a denunciare i crimini israeliani contro la popolazione di Gaza, ma si sforzava di dare voce nel mondo intero ai giovani palestinesi che, sull’onda delle Primavere Arabe, si ribellavano al duopolio conflittuale fra Hamas e Fatah, evocando l’unità del popolo contro l’occupazione, finendo bastonati a Gaza dai miliziani di Hamas e in Cisgiordania dalla polizia dell’Autorità Palestinese di Fatah. La strada che indagava, in Egitto, Giulio Regeni, torturato e assassinato dal regime di Al Sisi per le sue ricerche sui sindacati indipendenti. L’alternativa a questa scelta, difficile ma suscettibile di prospettiva, è la stanca ripetizione della solita liturgia fatta di manifestazioni rituali e sempre più marginali, come può constatare chiunque abbia occhi per vedere e li usi per vedere quello che accade oltre la soglia della caverna, alla luce del sole.

Germano Monti

Report della riunione del 9 settembre del comitato promotore della manifestazione del 7 ottobre “Pace e libertà per il popolo siriano e tutti i popoli oppressi! Accoglienza, senza condizioni, per tutti i profughi e gli immigrati!”

Siamo ad un mese dalla manifestazione e siamo convinti delle ragioni che ci hanno spinto a convocarla. Salutiamo con soddisfazione la notizia che per lo stesso giorno è convocata una manifestazione sugli stessi contenuti del nostro appello a Barcellona, città così gravemente colpita dalla violenza assassina del terrorismo mentre è stata protagonista della più grande manifestazione in Europa contro il razzismo e per l’accoglienza di chi cerca scampo da guerre, dittature, miseria e terrore.
Gli sviluppi della realtà confermano e precisano le ragioni di fondo che già a maggio ci avevano spinto a decidere insieme che di fronte al bombardamento chimico di Assad, a quelli di Trump e all’imperversare del terrorismo fosse necessario reagire. Abbiamo fin dall’inizio unito la solidarietà con il popolo siriano e quelli mediorientali ed oppressi alla lotta contro il razzismo per accogliere, senza condizioni, profughi ed immigrati. Questa tragica estate ha visto approfondirsi la catena di stragi terroriste come a Barcellona e nel Burkina Faso, continuare il dramma delle morti di innocenti nei mari, ulteriormente facilitate dagli accordi criminali con il governo e banditi libici, mentre si attaccano vergognosamente le Ong.
Abbiamo deciso, per rendere più chiara l’unitarietà della lotta contro le guerre e il terrorismo di cui il popolo siriano è una delle vittime principali e quella per l’accoglienza, di enfatizzare nel titolo la proposta di accoglienza già presente nell’appello della manifestazione. Si è deciso anche di lanciare un appello ai testimoni della lotta per la verità e la giustizia, a partire da chi si batte per l’accoglienza, per la verità e la giustizia per Giulio Regeni e tutte le vittime della repressione in Egitto, contro la normalizzazione dei rapporti con i regimi tirannici e assassini. La manifestazione quindi si intitolerà: “Pace e libertà per il popolo siriano e tutti i popoli oppressi! Accoglienza, senza condizioni, per tutti i profughi e gli immigrati!“. Si è conseguentemente deciso di realizzare un manifesto stampato che avrà questo titolo e a seguire le parole d’ordine dell’appello già deciso nelle precedenti riunioni.
Nelle prossime settimane cominciamo a prepararla ed è auspicabile che si costituiscano comitati promotori locali, che si impegnino nella promozione di incontri, dibattiti e nell’organizzazione della partecipazione alla manifestazione nazionale, che si snoderà da Piazza della Repubblica a Piazza Madonna di Loreto ed è già stata notificata e autorizzata dalla Questura di Roma. Rivolgiamo un caloroso appello a tutte le forze e le realtà pacifiste, dell’antirazzismo, alle comunità immigrate ad aderire e mobilitarsi per il 7 ottobre.
Per pubblicizzare la manifestazione si è deciso di formare a Roma una commissione per l’informazione. Si sono ribadite le decisioni già prese per l’autofinanziamento ed è indispensabile cominciare a versare i soldi per realizzarlo. Ricordiamo che abbiamo deciso una quota di 300 euro per le forze nazionali, di 50 per quelle locali e sottoscrizioni libere per le personalità. Per fare lo striscione, stampare i manifesti, prendere l’amplificazione ecc. c’è bisogno di soldi quindi mettiamoci all’opera per l’autofinanziamento. Si è costituita una commissione organizzativa che varerà un preventivo e successivamente un bilancio delle spese e delle entrate.  Per i versamenti è stata presa un postepay, gli estremi sono: Carta Postepay Evolution, dal tabaccaio o con un bonifico: carta n. 5333171049903053     IBAN (per i bonifici) IT13B076010513821 1552211553 intestata a Germano Mario Federico Monti.  Causale: 7 ottobre a Roma.
Nelle città si stanno prenotando i pullman, è importante che si comunichino tempestivamente orari e luogo di partenza all’email aromaperlasiria@libero.it.

La prossima riunione per la preparazione dell’iniziativa è convocata per sabato 30 settembre a Roma, alle 10.30, nella sede di Via di Porta Labicana n. 56/a (zona Scalo San Lorenzo).

Roma 10 settembre 2017

Per il comitato promotore

Renato Scarola e Germano Monti

UFFICIALE: PER L’O.N.U., ASSAD E’ IL RESPONSABILE DEL BOMBARDAMENTO CHIMICO SU KHAN SHEIKHOUN E DI ALTRI 25 ATTACCHI CON ARMI CHIMICHE

6 settembre 2017

O.N.U.: Le forze governative siriane hanno usato armi chimiche più di due dozzine di volte.

Ginevra (REUTERS) – Le forze siriane hanno usato armi chimiche più di due dozzine di volte durante la guerra civile nel Paese, incluso l’attacco mortale di aprile a Khan Sheikhoun, hanno affermato mercoledì i ricercatori dell’O.N.U. sui crimini di guerra.
Un aereo governativo ha sganciato Sarin sula città nella provincia di Idlib, uccidendo più di 80 civili, ha dichiarato la Commissione d’inchiesta O.N.U. sulla Siria, nel più decisivo dei risultati fin qui ottenuti dalle indagini sugli attacchi con armi chimiche durante il conflitto.
La Commissione ha anche detto che nel corso degli attacchi aerei di marzo degli Stati Uniti su una         moschea nel villaggio di Al-Jina, nelle campagne di Aleppo, sono state uccise 38 persone, tra cui bambini, e che non sono stare adottate precauzioni, in violazione del diritto internazionale.
Le armi utilizzate su Khan Sheikhoun erano state precedentemente identificate come contenenti Sarin, un agente nervoso inodore. Ma questa conclusione, raggiunta da una missione di inchiesta dell’Organizzazione per il Divieto delle Armi Chimiche (OPCW), non aveva chiarito chi fosse responsabile (dell’attacco, N.d.T.).
“Le forze governative hanno utilizzato ripetutamente armi chimiche contro i civili nelle aree controllate dall’opposizione. Nell’incidente più grave, la Forza Aerea Siriana ha usato il Sarin a Khan Sheikhoun, in provincia di Idlib, uccidendo decine di persone, la maggioranza delle quali erano donne e bambini “, ha dichiarato il rapporto O.N.U., definendo l’attacco un crimine di guerra.
Nella loro quattordicesima relazione dal 2011, gli investigatori O.N.U. hanno dichiarato di avere documentato, fino ad oggi, un totale di 33 attacchi con armi chimiche. Ventisette sono stati effettuati dal governo del presidente Bashar al-Assad, compresi i sette fra il 1 marzo e il 7 luglio. Non sono ancora stati identificati i responsabili di sei attacchi precedenti.
Il governo di Assad ha negato ripetutamente l’uso di armi chimiche. Ha sostenuto che i suoi bombardamenti su Khan Sheikhoun hanno colpito un deposito di armi appartenenti alle forze ribelli, versione respinta dagli investigatori dell’O.N.U. Quell’attacco indusse il presidente Usa Donald Trump a lanciare i primi attacchi aerei Usa su una base aerea siriana.
Un’altra indagine congiunta da parte dell’O.N.U. e dell’OPCW punta a riferire in ottobre su chi dovesse essere colpevole per Khan Sheikhoun.
Gli investigatori O.N.U. hanno interrogato 43 fra testimoni, vittime e primi intervistati in merito all’attacco. Sono stati utilizzati immagini satellitari, foto di residui di bombe e precedenti segnalazioni.

“GRAVEMENTE PREOCCUPATI PER I BOMBARDAMENTI DELLA COALIZIONE”

Gli investigatori indipendenti, guidati da Paulo Pinheiro, hanno anche dichiarato di essere “gravemente preoccupati per l’impatto dei bombardamenti della coalizione internazionale sui civili”.
“Ad Al-Jina, provincia di Aleppo, le forze degli Stati Uniti d’America non hanno adottato tutte le precauzioni possibili per proteggere civili e gli obiettivi civili quando hanno attaccato una moschea, in violazione del diritto umanitario internazionale”, ha affermato la relazione.
Un investigatore militare americano ha detto in giugno che l’attacco aereo è stato un attacco valido e legale contro una riunione di combattenti al-Qaeda e che si ritiene che abbia ucciso circa due dozzine di uomini che hanno partecipato alla riunione del gruppo, causando solo una vittima civile.
Gli F-15 americani hanno colpito l’edificio adiacente la sala di preghiera con 10 bombe, seguite da un drone modello Reaper che ha sparato due missili Hellfire a persone che cercavano di fuggire, ha dichiarato il rapporto O.N.U.
“La maggior parte dei residenti di al-Jina, parenti delle vittime e fra i primi intervistati dalla Commissione hanno dichiarato che la sera in questione l’edificio di sevizio della moschea ospitava una riunione religiosa. Si trattava di un evento abituale (…) Il team di puntamento degli Stati Uniti non ha capito quale fosse l’obiettivo effettivo, incluso il fatto che faceva parte di una moschea dove i fedeli si riunivano per pregare ogni giovedì”, afferma il rapporto.

Stephanie Nebehay

Articolo originale: http://www.reuters.com/article/us-mideast-crisis-syria-warcrimes/syrian-government-forces-used-chemical-weapons-more-than-two-dozen-times-u-n-idUSKCN1BH18W?feedType=RSS&feedName=worldNews&utm_source=Twitter&utm_medium=Social&utm_campaign=Feed%3A+Reuters%2FworldNews+%28Reuters+World+News%29

 

7 OTTOBRE IN PIAZZA

Questa estate non verrà ricordata solo per il caldo soffocante e per la siccità, ma anche e soprattutto per alcuni fatti che hanno reso veramente soffocante il clima politico e sociale del Paese. Fra gli altri, citiamo la vergognosa normalizzazione dei rapporti diplomatici con il regime egiziano, nonostante le sue scoperte responsabilità nel martirio di Giulio Regeni e la perdurante repressione; la squallida campagna contro le ONG impegnate nel salvataggio dei profughi in mare e l’accordo criminale con le milizie libiche perché pensino loro a trattenere i migranti; gli innumerevoli episodi di razzismo e di violenza contro i più deboli, compreso lo sgombero dei rifugiati eritrei di Piazza Indipendenza a Roma. Sullo sfondo, nell’indifferenza generale, continuano le mattanze contro le persone e i popoli dall’altra parte del Mediterraneo, in Siria, Yemen, Palestina. Se c’era bisogno di conferme della necessità di una forte mobilitazione nazionale, queste settimane ne hanno fornite veramente tante.

La riunione nazionale per la manifestazione del 7 ottobre è convocata per sabato 9 settembre, alle 11.00, a Roma, in Via di Porta Labicana n. 56/a (zona Scalo San Lorenzo). Le adesioni alla manifestazione vanno inviate a aromaperlasiria@libero.it. Alla stessa mail è possibile comunicare la partecipazione alla riunione del 9 settembre e inviare contributi al dibattito per l’iniziativa.

Di seguito, il testo dell’appello per la manifestazione e le adesioni aggiornate.

Da oltre sei anni la Siria è teatro di violenze e orrori indicibili. Le pacifiche manifestazioni popolari per libertà e la giustizia sociale sono state represse con inaudita ferocia dal regime del clan Assad, che nulla ha risparmiato al popolo siriano in termini di crudeltà non esitando ad usare armi chimiche. Leggi l’articolo intero »

RAQQA: L’ALTRA FACCIA DELLA LIBERAZIONE

Fino a qualche tempo fa, gli attivisti di Raqqa Is Being Slaughtered Silently (RBSS) erano portati in palma di mano da molti organi mainstream, fino ad essere insigniti dell’International Press Freedom Award nel 2015. Le loro corrispondenze clandestine da Raqqa, in cui, a rischio della vita, denunciavano i crimini e gli orrori commessi dai tagliagole del sedicente califfato, erano fonti preziose per i giornalisti di mezzo mondo. Da quando l’ISIS ha iniziato a perdere terreno di fronte all’offensiva condotta dalla coalizione internazionale guidata dagli U.S.A. e dalle milizie curdo-siriane delle SDF, i giovani di RBSS hanno iniziato a denunciare anche i crimini commessi dai “liberatori”, come i bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile e la pulizia etnica delle aree e dei villaggi conquistati, come rivelato anche da alcuni rapporti di Amnesty International. Sarà un caso, ma le notizie diffuse da RBSS non hanno più trovato eco, né sui media mainstream, né su quelli “alternativi”. E’ un modo malato di fare informazione.
Di seguito, la traduzione di un articolo pubblicato il 22 luglio su http://www.raqqa-sl.com/en, il sito di RBSS. Delinea una situazione penosa, che vede i giovani di Raqqa e dintorni costretti ad arruolarsi sia dall’ISIS che dai “liberatori” delle SDF, avendo come unica alternativa quella di una rischiosa fuga verso la Turchia. 

Reclutamento obbligatorio di giovani a Raqqa da parte di ISIS e SDF

RBSS

Ogni giorno, le Forze Democratiche Siriane (SDF) continuano ad avanzare nelle periferie di Raqqa e in ogni nuovo villaggio che controllano, arrestano decine di giovani e li costringono ad arruolarsi per combattere battaglie contro l’ISIS.
I civili provenienti dal settentrione di Raqqa hanno confermato che l’SDF ha arrestato molti giovani di età superiore ai 15 anni e li ha costretti ad arruolarsi per combattere contro l’ISIS. Negli ultimi due giorni, SDF ha arrestato diversi giovani a Tal Abyad, Suluk e Ayn Esa.
Alcune delle famiglie fuggite da Raqqa verso le periferie settentrionali della città hanno indicato che, una volta raggiunte le aree di SDF, le truppe iniziano a cercare giovani per reclutarli e mandarli in battaglia.
D’altra parte, anche il gruppo terroristico ISIS sta reclutando giovani uomini, costringendoli ad aderire al gruppo o convincendoli con denaro, approfittando della loro povertà. Ma oggi, a causa delle grandi perdite subite, il gruppo terroristico sta perdendo l’influenza sul popolo di Raqqa.
Ogni volta che i combattenti dell’ISIS ritengono di non poter affrontare le forze che li attaccano, si ritirano, ma rapiscono decine di giovani e li portano in luoghi sconosciuti. Questo è ciò che è successo a Ratla pochi giorni fa e gli attivisti ritengono che ISIS stia reclutando coloro che sono stati rapiti per compensare la scarsità dei propri effettivi.
(La scelta) È aderire all’ ISIS o ad aderire alle SDF, ma la maggior parte dei giovani non ha scelto nessuno: sono fuggiti dalla Siria e hanno attraversato i confini con la Turchia, nonostante tutti i pericoli, sono stati costretti a lasciare le loro famiglie e le loro case per affrontare un destino sconosciuto.

REPORT DELLA RIUNIONE DEL COMITATO PROMOTORE DELLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 7 OTTOBRE. LUNEDI’ 3 LUGLIO MANIFESTAZIONE A ROMA PER LA LIBERTA’ E LA DEMOCRAZIA IN EGITTO.

Report della riunione del comitato promotore della manifestazione del 7 ottobre “Pace e libertà per il popolo siriano”.

Si è svolta a Roma sabato 10 giugno la riunione del comitato promotore della manifestazione del 7 ottobre in solidarietà con il popolo siriano. Abbiamo discusso gli sviluppi della situazione in Siria e nell’area mediorientale: mentre continuano i massacri da parte del criminale Assad, i diversi Stati sono impegnati ad accrescere la loro influenza nell’area e nella spartizione della Siria, alimentando così le dinamiche belliche e terroriste mentre le popolazioni civili continuano ad essere vittime di questa spirale infernale.  Le ragioni che ci hanno spinto a convocare la manifestazione sono più che mai valide. Nelle prossime settimane ci dovremo impegnare in una forte opera di controinformazione per sollecitare lo schieramento, la mobilitazione e l’iniziativa. A Roma, il prossimo 3 luglio organizzeremo una manifestazione in solidarietà con il popolo egiziano contro il dittatore Al Sisi e per la libertà, nel quarto anniversario del colpo di Stato che ha dato inizio alla dittatura egiziana.
Siamo consapevoli di dover affrontare un contesto complicato, in cui le stesse realtà del pacifismo sono inerti e silenziose di fronte alla drammatica situazione che vivono i popolo del Vicino Oriente. Continueremo ad insistere per coinvolgerle. Nella riunione abbiamo deciso di rivolgere un appello ai pacifisti ed uno agli antirazzisti. perché la solidarietà con i tutti i profughi e gli immigrati e e la lotta per la loro piena accoglienza, contro il decreto Minniti – Orlando, sono parte integrante della manifestazione del 7 ottobre.
Nelle prossime settimane è fondamentale costituire il comitato promotore in diverse città e località come Milano, Torino, Bologna, Udine, Padova, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, Ancona ecc. Invitiamo perciò le realtà che hanno aderito a prendere l’iniziativa per costituire comitati promotori e preparare insieme la manifestazione.
La manifestazione è totalmente autofinanziata, perciò si è deciso un piano per le sostenere le spese per la sua realizzazione. Si chiede a tutte le realtà nazionali aderenti all’appello di contribuire con 300 euro, a quelle locali con un contributo da 50 in su ed alle singole personalità con un offerta libera.
La prossima riunione si svolgerà il 9 settembre alle ore 11,00 alla Casa de La Comune a Roma in via di Porta Labicana 56/A 

Il comitato promotore

SABATO 10 GIUGNO RIUNIONE NAZIONALE DEL COMITATO PROMOTORE DELLA MANIFESTAZIONE DEL PROSSIMO 7 OTTOBRE A ROMA

 

Il prossimo sabato 10 giugno, con inizio alle ore 11.00, si terrà a Roma, in Via di Porta Labicana n. 56/a, la riunione del Comitato Promotore della manifestazione nazionale prevista per il prossimo 7 ottobre. Alla riunione sono invitati a partecipare tutte le organizzazioni e le persone che hanno sottoscritto il relativo appello e tutti quelli che si riconoscono nelle ragioni dell’iniziativa.
Come era – purtroppo – facilmente prevedibile, dopo l’ondata di indignazione provocata dal bombardamento chimico del regime di Assad sulla cittadina siriana di Khan Sheikhoun, sul genocidio in corso in Siria è sceso nuovamente il silenzio. Ormai, sono più di sei anni che assistiamo allo stesso copione, sei anni in cui la Siria si è trasformata nella più colossale macelleria del secolo e in cui in tutta la regione si moltiplicano guerra e terrorismo. In tutti questi anni, la sinistra politica italiana è stata silente, e così i movimenti pacifisti, per non parlare di quei settori che si sono apertamente schierati – insieme a fascisti e cattolici reazionari – con il regime di Assad e con le altre tirannie della zona, come quella del golpista egiziano Al Sisi. Leggi l’articolo intero »

LE INIZIATIVE DI SABATO 20 MAGGIO

20 maggio giornata nazionale di mobilitazione “ Pace e libertà per il popolo siriano” verso la manifestazione nazionale del 7 ottobre

L’elenco delle iniziative di questo fine settimana che avviano il percorso di dibattito e mobilitazione verso la manifestazione nazionale del prossimo 7 ottobre.

Venerdì’ 19 maggio :

Firenze : ore 17.00 presidio in piazza Stazione di Santa Maria Novella

Sabato 20 maggio :

Roma: ore 15.30 INCONTRO – DIBATTITO c/o la Casa de la Comune in via di Porta Labicana 56/A (vicino Viale dello Scalo San Lorenzo)
Intervengono: Fouad Roueiha, Germano Monti, Asmae Dachan (giornalista e scrittrice siriana), Amedeo Ricucci (giornalista RAI), Ahmed Abdelaziz (Comitato per la democrazia e la libertà in Egitto), Giovani Palestinesi d’Italia, Renato Scarola (La Comune)

A seguire :
PROIEZIONE DI “WHITE HELMETS”, sui caschi bianchi in Siria (vincitore del Premio Oscar come miglior documentario) e aperitivo di sottoscrizione

Milano : presidio ore 14  in porta Venezia

Genova  : presidio ore 17.00 in piazza De Ferrari

Torino : presidio ore 15.30  c/o Fiera del Libro (fermata Lingotto)

Bologna : dalle 10.00 volantinaggio itinerante nel centro storico

Pontassieve : presidio in piazza Cairoli ore 16,30

Napoli : presidio ore 16,30 in piazza Dante

Palermo : presidio piazza Verdi ore 16,30

Bergamo: presidio piazza Matteotti ore 15.30

Iniziative anche a Como, Saronno, Brescia

Per aderire all’appello che convoca la manifestazione del 7 ottobre: aromaperlasiria@libero.it

Da oltre sei anni la Siria è teatro di violenze e orrori indicibili. Le pacifiche manifestazioni popolari per libertà e la giustizia sociale sono state represse con inaudita ferocia dal regime del clan Assad, che nulla ha risparmiato al popolo siriano in termini di crudeltà non esitando ad usare armi chimiche. Ad oggi, i morti si contano a centinaia di migliaia, tra cui tanti bambini, e gli sfollati, in patria e all’estero, a milioni, mentre incalcolabili sono le distruzioni. Il regime di Assad, sostenuto da Russia e Iran, è anche il principale responsabile della nascita e dello sviluppo del terrorismo di Daesh e di altre bande criminali e reazionarie che contribuiscono alla guerra ed alle sofferenze dei Siriani. A tutto ciò si aggiungono gli interventi e i bombardamenti delle diverse potenze che mirano alla spartizione della Siria incuranti delle sofferenze del popolo. La spirale bellica infligge sofferenze inaudite alle popolazioni della zona e alimenta la violenza e il terrorismo in tutto il mondo con una catena infernale di attentati di cui sono vittime persone innocenti di diverse provenienze e credo. E’ ora di reagire, è ora di mobilitarsi! Facciamo appello a tutte le persone che amano la pace, a chi crede nei valori di rispetto, convivenza e accoglienza umana, alle tante persone impegnate nel volontariato solidale, alle forze e alle realtà pacifiste a mobilitarsi unitariamente a fianco delle popolazioni siriane. Vogliamo gridare che i Siriani, gli Egiziani, i Palestinesi e tutti i popoli del Medio Oriente sono nostri fratelli e hanno diritto sacrosanto alla libertà, all’autodeterminazione ed alla dignità, senza alcuna discriminazione etnica e religiosa.

Via il regime criminale di Bashar Al Assad!

Pace, libertà e giustizia per il popolo siriano!

Contro Putin e Trump e le mire imperialiste degli Stati di spartizione della Siria

Portare di fronte a un tribunale internazionale Bashar Al Assad e tutti i responsabili di crimini di guerra e contro l’ umanità!

Con il popolo siriano contro guerra e terrorismo!

Stop ai bombardamenti e apertura di corridoi umanitari per portare soccorso alle popolazioni civili!

Accoglienza, senza condizioni, per tutti i profughi e gli immigrati!

Contro le destre xenofobe e razziste e il decreto Minniti!

Solidarietà con i volontari e le Ong, che salvano vite umane, contro i vergognosi attacchi reazionari!

Autodeterminazione, libertà e dignità per tutti i popoli del Vicino Oriente!

Prime adesioni aggiornate:

Associazione Campagna Mondiale di Sostegno al Popolo Siriano ONSUR ITALIA, Corrente Umanista Socialista, Rose di Damasco, Associazione per la pace tra i popoli, Comitato Nour, Karama Napoli, La Comune, Giovani Musulmani Italiani, Comitato Khaled Bakrawi, Associazione Insieme per la Siria Libera, Associazione antirazzista e interetnica 3 Febbraio, Studenti Unior pro Rivoluzione siriana, Comitato permanente per la Rivoluzione siriana, Communia network, Giovani Palestinesi d’Italia, Partito di Alternativa Comunista, Unione delle Comunità Islamiche d’Italia ( Ucoii), Comitato per la libertà e la democrazia in Egitto –Italia, Comitato Stop the War – Udine for Syria, Collettivo Insorgenza Musica (collettivo di musicisti campani indipendenti antirazzisti ed antifascisti), Comitato solidale e antirazzista Balducci di Pontassieve

Amer Ahmad Dachan, Germano Monti, Fouad Roueiha, Alberto Savioli, Joseph Halevi, Piero Maestri, Shadi Hamadi, Riccardo Cristiano, Amedeo Ricucci, Lorenzo Declich, Selvaggia Lucarelli, Savina Tessitore, Laura Tangherlini, Cinzia Nachira, Riccardo Bella, Asmae Dachan, Riccardo Bellofiore, Aboulkheir Breigheche, Nair Magnaghi, Dott. Mohamed Nour Dachan, Beatrice Brignone, Sami Haddad, Maria Laura Bufano, Tania Pensabene, Paolo Pasta, Samantha Falciatori, Federico Stolfi, Loretta Facchinetti,  Aya Homsi, Valerio Peverelli, Anna Foggia, Alessandra Moscatelli, Antonietta Benedetti, Camilla Cojaniz, Johannes Waardenburg, Silvia Moroni, Giovanna De Luca, Souheir Katkhouda, Manuela Giuffrida, Chiara Denaro, Yasmine Accardo, Patrizia Zanelli , Marta Bellingreri, Alessio Mamo, Arianna Carbonara, Erika Capasso, Stefania Aloi, Annalisa Tasinato, Marina Centonze, Ibtisam Rimani, Liliana Verdolin, Cristina Atzeri, Laura Seoni, Raffaella Piazzi, Marina Barausse, Francesco D’Introno, Manuela Regina, Loretta Pagani, Angela Ciambrone, Seconda Pagani, Anna Maria Crispino, Elena Zin, Liliana Boccarossa, Liliana Vernengo, Arianna Parisato, Munira Vauall, Mary Rizzo, Stefano Catone, Hamadi Zribi, Patrizia Mancini, Francesco Tronci,  Debora Del Pistoia, Chiara Rizzo, Fabio Ruggiero, Gloria Merlino, Annalisa Ruozzi, Chaimaa Fatihi, Stefano Bettuzzi, Giulia Zanetti, Sandro Brugiotti, Diego Brandolin, Franco Casagrande, Emanuele Calitri, Ilaria Righi, Fiorella Sarti, Simona Concutelli, Flavia Pacini, Mutaz Smsmieh, Gianna Guglielmino, Roberta Milani, Alessia Vincenzi, Antonio Ronchi, Nicola Gandolfi, Marinella Fiaschi, Fabia Foppiano, Filippo Mancini, Giuseppe Bianchini, Michele Focaroli, Lamia Ledrisi, Mattia Giampaolo, Franco Ragusa, Franca Bei Clementi, Donatella Quattrone, Said Mehboub, Claudio Moratto, Nibras Breigheche, Elisabetta Lelli, Fabia Floris, Roberto Dati, Filomena Annunziata, Giovanni Ciccone, Giovanni Ciccone, Alessandra Aldini, Joshua Evangelista, Pier Francesco Pandolfi De Rinaldis, Caroll Gisselle Aceituno Castillo, Fabrizio Porro, Vilma Laudelino De Souza, Andrea Aceituno Castillo, Elisabeth Nicoletti, Leyla Barnat, Khalil Mujahed, Fabrizio Gigliani,  Paola Antonioli, Elena Frigerio, Amina Donatella Salina, Claudio Cimmino, Sara Virgili

SABATO 20 MAGGIO GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE

Verso la Manifestazione Nazionale a Roma del 7 OTTOBRE 2017 PACE E LIBERTÀ PER IL POPOLO SIRIANO E PER I POPOLI DEL MEDIO ORIENTE

Muove i primi passi il percorso di mobilitazione verso la manifestazione nazionale del 7 ottobre. 


Da oltre sei anni la Siria è teatro di violenze e orrori indicibili. Le pacifiche manifestazioni popolari per libertà e la giustizia sociale sono state represse con inaudita ferocia dal regime del clan Assad, che nulla ha risparmiato al popolo siriano in termini di crudeltà non esitando ad usare armi chimiche. Ad oggi, i morti si contano a centinaia di migliaia, tra cui tanti bambini, e gli sfollati, in patria e all’estero, a milioni, mentre incalcolabili sono le distruzioni. Il regime di Assad, sostenuto da Russia e Iran, è anche il principale responsabile della nascita e dello sviluppo del terrorismo di Daesh e di altre bande criminali e reazionarie che contribuiscono alla guerra ed alle sofferenze dei Siriani. A tutto ciò si aggiungono gli interventi e i bombardamenti delle diverse potenze che mirano alla spartizione della Siria incuranti delle sofferenze del popolo. La spirale bellica infligge sofferenze inaudite alle popolazioni della zona e alimenta la violenza e il terrorismo in tutto il mondo con una catena infernale di attentati di cui sono vittime persone innocenti di diverse provenienze e credo. E’ ora di reagire, è ora di mobilitarsi! Facciamo appello a tutte le persone che amano la pace, a chi crede nei valori di rispetto, convivenza e accoglienza umana, alle tante persone impegnate nel volontariato solidale, alle forze e alle realtà pacifiste a mobilitarsi unitariamente a fianco delle popolazioni siriane. Vogliamo gridare che i Siriani, gli Egiziani, i Palestinesi e tutti i popoli del Medio Oriente sono nostri fratelli e hanno diritto sacrosanto alla libertà, all’autodeterminazione ed alla dignità, senza alcuna discriminazione etnica e religiosa.

Via il regime criminale di Bashar Al Assad!

Pace, libertà e giustizia per il popolo siriano!

Contro Putin e Trump e le mire imperialiste degli Stati di spartizione della Siria

Portare di fronte a un tribunale internazionale Bashar Al Assad e tutti i responsabili di crimini di guerra e contro l’ umanità!

Con il popolo siriano contro guerra e terrorismo!

Stop ai bombardamenti e apertura di corridoi umanitari per portare soccorso alle popolazioni civili!

Accoglienza, senza condizioni, per tutti i profughi e gli immigrati!

Contro le destre xenofobe e razziste e il decreto Minniti!

Solidarietà con i volontari e le Ong, che salvano vite umane, contro i vergognosi attacchi reazionari!

Autodeterminazione, libertà e dignità per tutti i popoli del Vicino Oriente!

Per info e adesioni: aromaperlasiria@libero.it

Iniziative a ROMA sabato 20 maggio

ore 15.30 : INCONTRO – DIBATTITO c/o la Casa de la Comune in via di Porta Labicana 56/A
Intervengono: Fouad Roueiha, Germano Monti, Asmae Dachan, Amedeo Ricucci, Comitato per la democrazia e la libertà in Egitto…
a seguire :
PROIEZIONE DI “WHITE HELMETS”, sui caschi bianchi in Siria (vincitore del Premio Oscar come miglior documentario)

Prime adesioni (al 15 maggio):

Associazione Campagna Mondiale di Sostegno al Popolo Siriano ONSUR ITALIA, Corrente Umanista Socialista, Rose di Damasco, Associazione per la pace tra i popoli, Comitato Nour, Karama Napoli, La Comune, Giovani Musulmani Italiani, Comitato Khaled Bakrawi, Associazione Insieme per la Siria Libera, Associazione antirazzista e interetnica 3 Febbraio, Studenti Unior pro Rivoluzione siriana, Comitato permanente per la Rivoluzione siriana, Communia network, Giovani Palestinesi d’Italia, Partito di Alternativa Comunista, Unione delle Comunità Islamiche d’Italia ( Ucoii), Comitato per la libertà e la democrazia in Egitto –Italia, Comitato Stop the War – Udine for Syria, Collettivo Insorgenza Musica (collettivo di musicisti campani indipendenti antirazzisti ed antifascisti), Comitato solidale e antirazzista Balducci di Pontassieve

Amer Ahmad Dachan, Germano Monti, Fouad Roueiha, Alberto Savioli, Joseph Halevi, Piero Maestri, Shadi Hamadi, Riccardo Cristiano, Amedeo Ricucci, Lorenzo Declich, Selvaggia Lucarelli, Savina Tessitore, Laura Tangherlini, Cinzia Nachira, Riccardo Bella, Asmae Dachan, Riccardo Bellofiore, Aboulkheir Breigheche, Nair Magnaghi, Dott. Mohamed Nour Dachan, Beatrice Brignone, Sami Haddad, Maria Laura Bufano, Tania Pensabene, Paolo Pasta, Samantha Falciatori, Federico Stolfi, Loretta Facchinetti,  Aya Homsi, Valerio Peverelli, Anna Foggia, Alessandra Moscatelli, Antonietta Benedetti, Camilla Cojaniz, Johannes Waardenburg, Silvia Moroni, Giovanna De Luca, Souheir Katkhouda, Manuela Giuffrida, Chiara Denaro, Yasmine Accardo, Patrizia Zanelli , Marta Bellingreri, Alessio Mamo, Arianna Carbonara, Erika Capasso, Stefania Aloi, Annalisa Tasinato, Marina Centonze, Ibtisam Rimani, Liliana Verdolin, Cristina Atzeri, Laura Seoni, Raffaella Piazzi, Marina Barausse, Francesco D’Introno, Manuela Regina, Loretta Pagani, Angela Ciambrone, Seconda Pagani, Anna Maria Crispino, Elena Zin, Liliana Boccarossa, Liliana Vernengo, Arianna Parisato, Munira Vauall, Mary Rizzo, Stefano Catone, Hamadi Zribi, Patrizia Mancini, Francesco Tronci,  Debora Del Pistoia, Chiara Rizzo, Fabio Ruggiero, Gloria Merlino, Annalisa Ruozzi, Chaimaa Fatihi, Stefano Bettuzzi, Giulia Zanetti, Sandro Brugiotti, Diego Brandolin, Franco Casagrande, Emanuele Calitri, Ilaria Righi, Fiorella Sarti, Simona Concutelli, Flavia Pacini, Mutaz Smsmieh, Gianna Guglielmino, Roberta Milani, Alessia Vincenzi, Antonio Ronchi, Nicola Gandolfi, Marinella Fiaschi, Fabia Foppiano, Filippo Mancini, Giuseppe Bianchini, Michele Focaroli, Lamia Ledrisi, Mattia Giampaolo, Franco Ragusa, Franca Bei Clementi, Donatella Quattrone, Said Mehboub, Claudio Moratto, Nibras Breigheche, Elisabetta Lelli, Fabia Floris, Roberto Dati, Filomena Annunziata, Giovanni Ciccone, Giovanni Ciccone, Alessandra Aldini, Joshua Evangelista, Pier Francesco Pandolfi De Rinaldis, Caroll Gisselle Aceituno Castillo, Fabrizio Porro, Vilma Laudelino De Souza, Andrea Aceituno Castillo, Elisabeth Nicoletti, Leyla Barnat, Khalil Mujahed, Fabrizio Gigliani,  Paola Antonioli, Elena Frigerio, Amina Donatella Salina, Claudio Cimmino

UN PERCORSO SOLIDALE E INTERNAZIONALISTA DA COSTRUIRE

Di seguito, il report della riunione dei promotori della manifestazione in solidarietà con la Siria e i popoli del Vicino Oriente e contro il decreto “Minniti – Orlando”. Qualche considerazione preliminare è d’obbligo.
Da un lato, sarebbe folle e irresponsabile promuovere una manifestazione in concomitanza con una kermesse colossale come sarà, prevedibilmente, la cosidetta “Marcia per la Vita”, che mobiliterà bigotti e reazionari anche grazie alla capillare organizzazione delle parrocchie. E’ evidente che la manifestazione solidale e internazionalista sarebbe stata completamente oscurata, e questo anche a non voler considerare le questioni logistiche, a partire dal fatto che già ora è quasi impossibile noleggiare pullman per quella data, poiché i promotori della marcia ne hanno già prenotati centinaia da ogni città.
D’altro canto, il rinvio forzato dell’appuntamento non può non ingenerare disagio, perché è vero che l’imprevista concomitanza con la marcia ha giocato un ruolo determinante nella decisione di rinviare la manifestazione, ma è vero anche – come sottolineato nel report – che il silenzio della sinistra (anche quella “radicale”) e la colpevole inerzia dell’associazionismo pacifista hanno avuto il loro peso. Non si sta parlando, ovviamente, di quei settori apertamente schierati con il regime di Damasco e ormai oggettivamente allineati al “sovranismo” dell’estrema destra, ma di quelle forze che continuano a galleggiare nell’ambiguità, condannando a bassa voce i crimini di Assad, ma guardandosi bene dallo schierarsi apertamente, così come criticano a chiacchiere il decreto Minniti – Orlando ma non pensano nemmeno lontanamente a chiamare alla mobilitazione.
Aldilà del disagio, c’è la consapevolezza che qualcosa si sta comunque muovendo. Lo testimoniano non solo le adesioni ricevute dall’appello per la manifestazione, ma anche la straordinaria partecipazione che accompagna ogni esposizione della mostra di “Caesar”, che documenta visivamente i crimini del regime siriano e che è stata visitata da migliaia di persone a Roma, Napoli, Udine, Padova, Milano e Firenze, nonostante le minacce fasciste e anche quelle “antimperialiste”. Lo testimoniano le decine di scuole che promuovono incontri e dibattiti e le innumerevoli iniziative umanitarie messe in atto da associazioni e comitati in tutta Italia.
Il punto è che queste espressioni di solidarietà non trovano una cornice unitaria in cui riconoscersi e rappresentarsi, così come non la trovano le mille iniziative spontanee in solidarietà con i migranti e i rifugiati. Il discorso sarebbe ancora più vasto, ma ora è meglio fermarsi qui. Si è comunque avviato un percorso, che troverà nella manifestazione del 7 ottobre un passaggio importante… sta a quelli che hanno avviato questo percorso ed a quelli che vi si aggiungeranno lungo la strada fare in modo che si realizzi un’iniziativa importante, che possa segnare un’inversione di tendenza, prima che sia troppo tardi e ci si ritrovi nuovamente ad avere la sola scelta fra il peggio e il meno peggio. Leggi l’articolo intero »