1.607 RIFUGIATI PALESTINESI UCCISI IN SIRIA

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Il Gruppo d’azione per i profughi palestinesi in Siria ha dichiarato che 1.607 rifugiati palestinesi sono stati uccisi dallo scoppio della rivoluzione siriana e fino al 30 settembre.
In un dettagliato rapporto, il gruppo ha detto che 1.088 rifugiati  sono stati uccisi dall’inizio della rivoluzione fino al 30 settembre, dopo che i loro campi sono diventati un obiettivo.
Durante il conflitto in corso in Siria, i campi profughi palestinesi sono stati quotidianamente sottoposti a bombardamenti, che hanno provocato centinaia di vittime.
Il Gruppo di Azione ha sottolineato che 105 martiri sono morti sotto tortura nelle carceri del regime siriano.
Il rapporto pubblicato giovedì ha osservato che i profughi palestinesi sono stati presi di mira anche al di fuori dei loro campi, dove sono stati uccisi 519 rifugiati palestinesi, la maggior parte dei quali a Damasco.
Il Gruppo di Azione ha dichiarato che i Palestinesi uccisi nei bombardamenti effettuati sui campi sono 657, mentre 41 Palestinesi sono stati uccisi durante gli scontri tra l’esercito del regime e l’Esercito Libero.

Fonte: http://occupiedpalestine.wordpress.com/2013/10/18/1607-palestinian-refugees-killed-in-syria/

ASSAD E I PALESTINESI: QUANTO VALE LA PAROLA DI UN MACELLAIO

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L’agenzia palestinese Ma’an ha diffuso la notizia di un incontro avvenuto la scorsa settimana fra il dittatore siriano Assad e il dirigente di Fatah Abbas Zaki (http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=637669). I due avrebbero discusso la situazione dei rifugiati palestinesi in Siria e dei Palestinesi sequestrati nelle carceri del regime (circa 2.000, n.d.r.) e, secondo Zaki, si sarebbero trovati d’accordo sulla creazione di corridoi sicuri per i campi dei rifugiati. Il dirigente di Fatah ha avuto anche la sfrontatezza di dichiarare che la politica palestinese di non-intervento negli affari interni siriani ha protetto i rifugiati dei campi siriani dagli attacchi delle forze governative: Zaki ha affermato che, mentre i ribelli in passato sono entrati nei campi, l’esercito siriano non lo ha fatto. Sempre secondo l’ineffabile dirigente di Fatah, Assad si è detto d’accordo sul “preservare questi campi dei rifugiati come testimonianza del crimine storico di Israele”.
Peccato che la stessa agenzia Ma’an riporti anche la notizia (http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=638053) dell’ennesimo rifugiato palestinese, Ibrahim Hamzeh, rimasto ucciso nel bombardamento avvenuto giovedì 10, da parte dell’esercito di Assad, del campo di Al Husaynyah. Il campo è stato bombardato pesantemente per tre giorni, subendo gravi danni, nel tentativo dell’esercito siriano di penetrare nel campo stesso. Ecco quanto vale la parola del macellaio di Damasco e quanto sia vergognosa e fallimentare la politica di Fatah e dell’Autorità Palestinese.

La rivolta popolare siriana e la crisi del pacifismo

E’ un intervento molto lungo, questo lavoro di Lorenzo Galbiati, pubblicato in tre puntate su www.pressenza.com. Lo riportiamo qui integralmente perché affronta con rigore e lucidità quella crisi di valori del pacifismo nostrano che ha portato molti attivisti a chiudere occhi, orecchie e bocca sulla tragedia che sta vivendo il popolo siriano, per non parlare degli scellerati che si sono fatti vessilliferi – spesso insieme ai fascisti – della propaganda del regime criminale del clan Assad. Buona lettura.

La rivolta popolare siriana e la crisi del pacifismo – parte I

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la prima parte di questa analisi di Lorenzo Galbiati.

 

Chi parla oggi della “rivoluzione siriana”? Nessuno, se non per dire che è stata tradita, da laica sarebbe diventata fondamentalista: questo ha detto, in sostanza, il giornalista Domenico Quirico1 appena rientrato in Italia. Ma c’è chi dice2 che la rivoluzione siriana più che tradita è stata dimenticata in Occidente, dove non si sono viste negli ultimi mesi grandi reazioni agli oltre 100 000 morti né di recente si è visto alcuno sdegno per il migliaio di persone gassate nella Ghouta. C’è voluto lo spettro di un intervento USA per vedere mobilitati i politici e il Papa, che con la sua iniziativa ha risvegliato i pacifisti, molti dei quali aspettano da due anni di potersi attivare contro l’ennesimo attacco imperialista americano, e in assenza di questo non sanno che fare, anche perché non sanno decifrare quel che succede in Siria, così come non hanno saputo cogliere quel che è stata, e ancora è, la rivolta popolare siriana.

Facciamo quindi un passo indietro, per cercare di capire perché la rivolta siriana ha evidenziato la profonda crisi, forse irreversibile, del pacifismo nonviolento italiano, se non europeo. (altro…)

1.597 PALESTINESI UCCISI IN SIRIA, 651 SCOMPARSI O DETENUTI, 74 MORTI SOTTO TORTURA

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Il Working Group for Palestinians in Syria ha comunicato che otto profughi palestinesi sono stati uccisi in Siria nel periodo compreso tra il 21 e 27 settembre scorso. Il numero delle vittime palestinesi ha raggiunto quota 1.597 dall’inizio del conflitto, più di due anni e mezzo fa. Attualmente, 651 rifugiati palestinesi sono scomparsi o risultano detenuti nelle carceri del regime, mentre 74 sono morti in seguito alle torture sofferte.
Il gruppo ha anche scritto a proposito della catastrofica crisi umanitaria che coinvolge la maggior parte dei campi dei rifugiati palestinesi in Siria, soprattutto a causa dell’assedio imposto dall’esercito siriano e dai collaborazionisti  del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina- Comando generale (Fplp-Cg) contro i campi di Yarmouk, al-Sbaina, al-Husseinia e Deraa.
Più di 150.000 Palestinesi hanno lasciato la Siria, 30.000 dei quali hanno raggiunto l’Europa, mentre gli altri 120.000 si sono distribuiti fra Libano, Giordania, Egitto, Libia e Turchia.

http://occupiedpalestine.wordpress.com/2013/10/02/651-palestinians-lost-or-imprisoned-in-syria-74-death-by-torture/

“PACIFISTI” PEGGIO DEI FASCISTI

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Si, è possibile. Anzi, è proprio avvenuto. Lo scorso 22 settembre, sul blog del Comitato Contro la Guerra di Milano appariva un articolo, ripreso – senza alcun commento – dal blog di estrema destra Informare, animato da un certo Gianni Fraschetti, uno che non nasconde le sue simpatie politiche.
L’articolo ripreso dal sito “pacifista” si caratterizza per due elementi: in primo luogo, è zeppo di contenuti che definire fascisti e razzisti è un eufemismo, ed in secondo luogo è una maxibufala.
Partiamo dal primo elemento. L’Unione delle Comunità e delle Organizzazioni Islamiche in Italia viene così raffigurata: “la famigerata UCOII che è dietro alla costruzione di tutte le moschee italiane. La stessa associazione alla quale, solo due giorni fa, Kyenge ha promesso l’8 per 1000.  E Nour Dachan ha interessanti frequentazioni con il Pd, nel quale con altri, sponsorizza lo Ius Soli e la cosiddetta rete G2, quella delle ‘seconde generazioni’ alla Balotelli. E una delle espressioni della rete G2 è un personaggio che della UCOII – della sua organizzazione giovanile – è stato presidente: l’attuale parlamentare democratico Khalid Chaouki. Quello che vuole lo Ius Soli e il cibo halal alla bouvette di Montecitorio. Parte della attuale maggioranza di governo”. Lo stile potrebbe essere tranquillamente quello di Forza Nuova o di qualsiasi altra organizzazione razzista e islamofobica, di quelle che considerano lo ius soli una iattura, ironizzano pesantemente sui cittadini italiani che non hanno la pelle bianca e non sono di pura razza ariana e trovano riprovevole il fatto che si possano costruire moschee o che qualcuno proponga di fare alla buvette di Montecitorio la stessa cosa che avviene da anni in tutte le mense scolastiche italiane: rispettare, almeno a tavola, tutte le culture. Nulla di eccezionale: per i fascisti, il rispetto delle culture, anzi, della cultura è più o meno un oggetto misterioso. Non dovrebbe essere così per chi si definisce “pacifista”, ma ormai sono quasi tre anni che certi “pacifisti”, pur di sostenere il regime del clan Assad, dicono le stesse cose dei fascisti e addirittura collaborano con loro. Ma i “pacifisti” del Comitato Contro la Guerra di Milano sono riusciti nella difficile impresa di essere peggiori dei fascisti. Infatti, l’oggetto dell’articolo è una maxibufala, una delle tante sparate sul web da quando è iniziata la rivoluzione siriana.
L’articolo di Informare – ripreso tale e quale dai “pacifisti” milanesi – sostiene che una delle persone che, nel corso di un comizio a Roma, erano sul palco con l’ex segretario del PD Pierluigi Bersani, fosse un certo Hassan Abu Omar, attivista siriano in Italia, che successivamente avrebbe raggiunto la Siria, dove si sarebbe arruolato in una milizia jihadista. A conferma di questa tesi, vengono pubblicati una foto del comizio di Bersani (dietro il quale, sul palco, ci sono tre persone che reggono una bandiera della Siria libera) ed un video che mostra l’esecuzione di alcuni soldati dell’esercito siriano da parte di miliziani jihadisti, evidenziando come una delle persone fotografate insieme a Bersani compaia anche nel video, intento a giustiziare i militari siriani. Di qui, la chiosa finale dell’articolo: “Ci chiediamo come sia stato possibile che le nostre autorità  abbiano permesso la fuga di questo terrorista dal  territorio nazionale permettendogli di continuare a commettere crimini. Ci chiediamo inoltre se la nostra magistratura sta indagando su questo assassino e infine ci chiediamo se Bersani, la Kyenge e tutto il PD non si vergognano. Almeno un pò.  Almeno si rendono conto di avere a che fare con degli assassini ? Sono questi i nuovi italiani di cui farnetica la ministra Kyenge?”.
A parte la relazione problematica dell’autore dell’articolo con il congiuntivo (sempre a proposito del rapporto conflittuale fra fascisti e cultura), c’è da dire che su Informare, in interventi successivi all’articolo citato, è stato riportato un elemento che i “pacifisti” milanesi hanno invece omesso, elemento che, pure, riveste una certa importanza.
Dopo aver sfidato il PD a smentire quanto affermato, Informare si è visto costretto a pubblicare (onde evitare querele, si suppone) un comunicato stampa a firma di Giacomo Filibeck, nel quale si legge quanto segue: “Si sostiene nell’articolo che sul palco con Bersani ci fosse tal Hasan Abu Omar, personaggio che si sarebbe distinto per efferati omicidi nel conflitto che sconvolge da più di due anni la Siria. Il problema è che la persona indicata, “quello con la giacca scura e la t-shirt bianca”, sarei io, al tempo responsabile per il Medio Oriente del partito. Insieme all’allora segretario intervennero all’iniziativa i giovani Shady Hamady e Aya Homsi, scrittore e attivista per i diritti umani, nonché l’attuale vice ministro degli Esteri Lapo Pistelli ”. Di questa smentita non vi è traccia sul sito “pacifista”.
Insomma, mentre Informare – sia pure obtorto collo – ha informato i suoi lettori di aver pubblicato una maxibufala, i “pacifisti” milanesi non hanno ritenuto necessario che anche i loro lettori fossero avvertiti dell’errore commesso, dimostrando, così, di essere anche peggiori dei fascisti. Del resto, cosa non si farebbe per il compagno Assad?